VOTI O PERSONE?

H-FARM
H-FARM International School
10 min readAug 23, 2022

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written by Mauro Bordignon, Head of Academics and Pedagogical Innovation a H-FARM International School

Ogni anno, intorno all’inizio di luglio, c’è il profluvio di post e articoli sui social network in merito a medie alte, risultati accademici di eccellenza, “la nostra scuola ha la media del xxx e i nostri studenti vanno nelle migliori università del mondo”.

E ogni volta mi pongo le stesse domande: ma l’eccellenza accademica è il risultato più alto che una scuola possa prefiggersi? Davvero nel 2022 possiamo ancora fare la classifica delle scuole sulla base del risultato accademico degli studenti? E, soprattutto: quel risultato è un obiettivo degli studenti o della scuola? La scuola che da anni ha la media del 38 paradossalmente non può permettersi il lusso di prendere degli studenti brillanti, curiosi, potenzialmente grandi interpreti del futuro, ma che hanno una media del 35 perché l’eccellenza accademica non è il loro primo obiettivo e risultato.

Ecco che allora mi scervello sempre di fronte a una domanda (un’altra…): ma è questo il senso profondo dell’Education promosso dall’IB nelle sue dichiarazioni e nel suo Learner Profile? È questo il senso più profondo di Education che dobbiamo perseguire? Oppure dobbiamo arrenderci all’esistenza di sensi più profondi, ma che si tengono ben nascosti, perché ormai privi di senso e ancora perno delle scelte educative di scuole e Università (come la valutazione dello studente sulla base della pura eccellenza accademica), dietro a una visione di Education così alta come quella promossa dall’International Baccalaureate attraverso i suoi percorsi?

Se il senso più profondo dell’Education è l’apprendimento, è lo studente nel suo processo di crescita (che comprende anche l’apprendimento, naturalmente), non mi spiego il perché delle gare a colpi di di medie e il perché delle richieste ossessive della media da parte dei genitori. Non diciamo forse che la personalizzazione degli studi deve essere il presente, o il futuro (prossimo) dell’Education? E qual è poi la relazione fra media (dove paradossalmente cadono tutti i soggetti “personalised” in base al loro proprio percorso) e personalisation del percorso didattico?

Proviamo ad andare per ordine.

Non credo che l’IB abbia creato un percorso scolastico diretto solamente a certificare la conoscenza degli studenti con un marchio di qualità. Se infatti da un lato “The programme aims to develop students who have excellent breadth and depth of knowledge”, indicando quindi l’importanza della conoscenza, nella stessa frase il sito dell’IB prosegue aggiungendo: “students who flourish physically, intellectually, emotionally and ethically”.

Vorrei però spingere ancora più avanti il ragionamento evidenziando due punti:

a) il ruolo del Learner Profile nella scuola.

The International Baccalaureate® (IB) learner profile describes a broad range of human capacities and responsibilities that go beyond academic success. They imply a commitment to help all members of the school community learn to respect themselves, others and the world around them.

Each of the IB’s programmes is committed to the development of students according to the IB learner profile”.

Nel Learner Profile, quindi, “Knowledgeable” è uno dei dieci attributi dello studente, e nemmeno il più importante, se pensiamo a quanto venga promosso anche il “CORE”.

Se quindi la scuola deve lavorare per promuovere tutti e dieci gli aspetti del Learner Profile, perché poi emerge, grazie/a causa degli esami, solamente l’aspetto accademico? E perché viene richiesto, dalle Università, solamente l’aspetto accademico?

b) E perché, ancora, l’IB “perde tempo” a fare ricerche che vagliano altri aspetti, quando alla fine CORE e Learner Profile hanno così poca importanza nel risultato finale? “Results indicated that IB students had significantly higher levels of critical thinking than their non-IB peers — an advantage that held even after matched samples of IB and non-IB students were used for comparison”. Quanto questi aspetti, che sono considerati molto (più) importanti della semplice conoscenza accademica, vengono espressi dal numero finale che rappresenta lo studente? Quanto le scuole lavorano per sviluppare le Human Skills e quanto invece sono costrette a focalizzarsi solamente su conoscenze e risultati a causa di questa rincorsa al voto?

Per concludere questo primo punto, io voglio credere che la visione dell’IB sia profondamente diversa da come viene ogni anno veicolata all’uscita dei risultati del DP, e forse anche da come viene espressa attraverso l’assessment, troppo focalizzato su aspetti accademici rispetto a un CORE cui l’IB stesso attribuisce un rilievo fondamentale nella crescita educativa degli studenti. Questa visione viene continuamente rappresentata dai percorsi PYP e MYP, che sono nati sganciati da logiche “di altri tempi”, dove il puro numero accademico era il solo elemento che contraddistingueva lo studente.

Se da un lato l’IB ha costruito dei percorsi meravigliosi nel PYP e MYP, dove veramente lo sviluppo della persona è (o può essere, perché talvolta le scuole cominciano ad essere selettive fin dalla primaria…) al centro del progetto educativo, dall’altro continua a rappresentarsi il valore del Diploma attraverso un numero che non solo decide dell’ammissione alle università e del futuro accademico degli studenti, ma anche di due anni di vita “infernale” dello studente, destinato a correre dietro a scadenze, assessment, numeri e punteggi che lo rappresentano meno che parzialmente rispetto a come è cresciuto nei primi tredici anni di percorso IB.

Io credo profondamente che l’Education sia altro, molto altro. L’Education è costruire percorsi educativi diretti a sviluppare la persona attraverso le sue aspirazioni, le sue passioni e le sue potenzialità. Certamente lo sviluppo della persona a scuola passa anche attraverso il crescere come “knowledgeable”, ma come ho scritto sopra, questo è uno dei diversi aspetti che devono essere oggetto di attenzione della scuola, non l’unico aspetto: “the world no longer rewards us just for what we know — Google knows everything — but for what we can do with what we know”, disse Andreas Schleicher aprendo la Global Education Industry Summit II organizzata dall’OCSE nel 2016.

La scuola deve trovare il tempo per far crescere le passioni nei propri studenti, perché la passione ci guida, noi adulti, nelle scelte lavorative e della vita ogni singolo giorno. Chi ha la possibilità di scegliere il lavoro che vuole, non pone limiti al proprio orario, perché sta facendo ciò che piace; sviluppa nel mondo del suo lavoro relazioni migliori, perché è dentro un ambiente in cui nutre la propria passione assieme ad altre persone appassionate; vive una vita lavorativa piena, soddisfacente e ricca.

Nella nostra scuola abbiamo studenti che a 14 o 15 anni hanno sviluppato la loro piccola “startup”, che provano a lavorare nel mondo delle blockchain e dei bitcoin, che sviluppano progetti che l’IB premia a livello mondiale, ma non hanno la media del 38!

Sanno lavorare in gruppo per competenze, progettando giochi da tavolo o software o prodotti di innovazione che ci viene chiesto di produrre in scala industriale, ma non hanno la media del 40!

Una classe di quattordicenni ha prodotto dei saponi che ci sono richiesti da una catena alberghiera, un’altra ha sviluppato il software per criptare i propri messaggi dentro i principali canali di comunicazione. Una terza ha organizzato e gestito, per un anno, un programma radiofonico nella radio del Campus, intervistando persone da tutto il mondo per far loro raccontare le proprie esperienze di vita: questi studenti non hanno la media del 42, e non entrerebbero nelle “università più prestigiose”!

Però tutti hanno dedicato il proprio tempo a scuola e a casa per sviluppare i progetti che li appassionavano, e hanno dedicato molto tempo non scolastico per portarli a termine.

Soprattutto, hanno provato a capire cosa li appassionasse, quanto tempo fossero disposti a investire nelle stesse, e quanto sia faticoso ma bello dedicare e investire questo tempo.

Una scuola deve trovare il tempo, e poi usare questo tempo, per garantire la crescita delle Human Skills, perché l’età della scuola è l’età migliore per cominciare un processo di crescita personale che durerà tutta la vita.

When children tune in to what matters to them most, to what engages them, they connect with the interests that motivate them. Such “intrinsic motivation,” which comes from inside, tells us what we truly care about — for a child, what they really want to learn and why.”. Senza questa profonda connessione interna, lo studente si trova a perseguire (e dover raggiungere sulla base di disciplina e strutture gerarchiche) obiettivi che sono della scuola e dei docenti, cioè quello che essi presuppongono che lui debba sapere. Viene a mancare la consapevolezza e la presa in carico del proprio apprendimento, la profonda connessione che invece può esistere fra gli obiettivi educativi della scuola e la “intrinsic motivation” a imparare. Che valore assume, dentro un percorso di crescita supportato dalla scuola, il persistere di questa intrinsic motivation?

Conoscere se stessi, e imparare a relazionarsi con le altre persone partendo da se stessi, quanto vale nel percorso educativo di una ragazza di 14 anni?

L’Educazione passa quindi per un lungo percorso di crescita personale che parte dalla consapevolezza di chi si è nel mondo in cui si vive (la famiglia, la mia classe) e nelle relazioni in cui si agisce (la mia famiglia, i miei docenti e i miei compagni) per poi crescere nel tempo: consapevolezza dei miei talenti e delle mie potenzialità, delle mie passioni e del sacrificio che sono disposto a dedicarci per vederle crescere; consapevolezza dei percorsi che posso affrontare e che voglio affrontare attraverso lo studio delle materie che mi sono scelto e dei percorsi universitari che mi prefiggo di raggiungere.

Ma, ancora una volta: non sempre, e non necessariamente, la scelta di materie, percorsi, obiettivi, passa per una eccellenza accademica per essere una scelta di valore!

Lo studente che dedica tempo nell’organizzare eventi culturali, nel coltivare la passione per uno sport o per uno strumento musicale, nel dedicare tempo alla propria crescita culturale e spirituale, valgono, e molto, a prescindere da un 38 che venga poi assegnato al percorso accademico che rappresenta, o può rappresentare, una parte minimale o non esclusiva della propria vita.

L’eccellenza accademica, quindi, nella nostra scuola è una scelta dello studente che la scuola deve supportare, esattamente come gli altri percorsi di crescita che possano essere scelti (e questo è molto, molto difficile per le scuole!). Evviva chi prende 42, o 40: questi studenti hanno dedicato tantissime energie e molto tempo al raggiungimento di questo risultato, e l’eccellenza accademica va riconosciuta, appieno, dalla scuola. Facciamo loro la foto, e la pubblichiamo nei nostri canali di comunicazione. Si meritano, completamente e totalmente, il plauso della scuola, dei docenti e della comunità scolastica intera!

Esattamente come se li merita chi ha prodotto il sapone, chi ha fatto il gioco da tavolo, chi lavora nelle blockchain o ha fatto il miglior Personal Project del mondo.

Spesso mi fermo a chiacchierare con genitori che, dopo aver ascoltato il nostro approccio e averne riconosciuto il valore educativo, mi chiedono: “sì, ma che media avete al DP?!?”

Ci può stare, e possiamo accettare che un genitore sia colto da questa suggestione: il ranking delle scuole è qualcosa di cui sente parlare!

Quello che però non possiamo accettare, è di piegarci a questa suggestione, perché non è, ancora una volta, in linea con i valori fondanti non solo della nostra scuola, ma dei significati più alti dell’Education.

Se vogliamo dare valore alla persona, il nostro unico obiettivo dovrà essere il voto che questo ragazzino potrà e vorrà raggiungere sulla base delle sue passioni, delle sue scelte e della sua consapevolezza e determinazione nel raggiungerlo. Niente altro ha valore!

Se raggiunge un 24 dedicando tantissimo tempo per imparare a organizzarsi i tempi, competenza fondamentale per un Diploma Programme, quel 24 avrà un valore altissimo, perché significa che ha imparato quella gestione del tempo che gli ha permesso di superare gli esami!

Ancora una volta, lo scopo della scuola non può essere un numero (alto) che definisca una prestazione accademica. La scuola deve mettere tutti gli studenti nelle condizioni di raggiungere il proprio miglior risultato accademico dentro un contesto di vita e di crescita che è molto più ampio, e che non viene rappresentato, perché non può al momento essere rappresentato, da un numero. Chi ha le potenzialità, la consapevolezza, la volontà e la determinazione di prendere 40, deve prendere quel voto: ci dedica così tanto tempo, energie e sacrificio che se lo merita e deve essere celebrato dalla scuola nel suo successo.

Chi trova il modo per sviluppare e nutrire le proprie potenzialità, le proprie passioni fin dal tempo della scuola attraverso altri percorsi che non siano quello accademico, deve arrivare a concludere il proprio percorso educativo ed essere a sua volta celebrato per quello che ha fatto e per le passioni che ha coltivato e seguito.

Al momento non possono essere riconosciute da un numero alla conclusione del percorso scolastico, ma sono certo che con il tempo i sistemi educativi troveranno la via per poter celebrare con la stessa sacralità e rigore gli studenti che eccellono nel campo accademico e gli studenti che sviluppano o seguono altri percorsi, ugualmente di valore dal punto di vista formativo e di sviluppo del proprio percorso educativo e di vita.

L’autore

Avvocato e musicista. Head of School delle scuole dove prima avevo studiato (ho avuto la stessa fortunata esperienza sia alla Thelonious Monk School of Jazz che al Collegio Pio X). Ho anche avuto l’opportunità di scrivere libri di testo per Mondadori e Pearson sull’insegnamento di diritto ed economia nelle scuole superiori: ero l’unico prof. a cui gli studenti non potevano dire “ma sul libro c’è scritto che…“, poverini. Sono l’ Head of Academics and Pedagogical Innovation di H-FARM International School.

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